sabato 24 agosto 2013

I top ten ATP e i loro equivalenti in bottiglia


Imbottigliamo come puro divertimento i primi dieci giocatori della classifica ATP in dieci vini che meglio rispecchiano a mio giudizio le loro attitudini dentro e fuori dal campo (soprattutto dentro).

#10 Stanislas Wawrinka (SUI)                                                  Ex Voto Hermitage Rouge   Etienne Guigal


Il buon Stan me lo immaginerei  come un’ottima bottiglia di Cote-Rotie. Straordinaria qualità, infinitamente apprezzato dagli intenditori eppure sempre un po’ oscurato dall’aura di qualche compatriota più famoso (mi viene in mente un altro tennista svizzero appena più famoso). Come le vigne del Rodano è sempre arrostito dal sole poi, con tanto di crema. Il suo rovescio  a una mano rievoca i bei tempi passati ed è roba di gran classe, speziato come solo un syrah di Guigal può essere quando alla sua massima espressione. Eterno secondo, ma con stile.




#9 Richard Gasquet (FRA)                                                                        La Coulée de Serrant – Nicolas Joly


Il piccolo francese dal braccio d’oro ricorda tanto gli chenin blanc di Nicolas Joly, pioniere della biodinamica, che nella Valle della Loira produce secondo i dettami del metodo Steiner regalandoci a volte bottiglie di ineguagliabile eleganza, a volte delle vere e proprie ciofeche. Richard cuor di leone, dal rovescio sopraffino, ci ha ormai abituati ad alti e bassi degni del miglior ottovolante disneylandiano, lasciandoci spesso a bocca aperta con colpi eccezionali per poi alla fine perdere partite già vinte. Avercene però.
 
#8 Jo-Wilfired Tsonga (FRA)                                                                     Riesling Vendange Tardive – Hugel
Altro francese in top ten e altro vino francese (ça va sans dire). Jo-Willy  lo equiparerei  a un altro bianco, ma più di corpo (e vorrei vedere, è praticamente la copia di Cassius Clay), una vendemmia tardiva di Hugel da uve riesling. Jo infatti nonostante un gioco esplosivo, è capace di giocate raffinate e ha una mano dolce (ma non dolcissima) come solo un VT alsaziano può essere.  Come un riesling poi necessita pazienza per disvelarsi in tutte le sue peripezie organolettiche ancora noi stiamo aspettando lo Tsonga d’annata per una vera zampata francese in un Grande Slam. In attesa, sperando non sappia di tappo.
#7 Roger Federer (SUI)                                                                                                     Clos du Mesnil – Krug
Stavo sbagliandomi a scrivere il numero 7 quando ho pensato a Roger Federer (per caso qualcuno solo appassionato di vino ma non di tennis non sa di chi sto parlando?), eppure tant’è, ormai al numero 7 del ranking. Federer non potrebbe non essere la più famosa luxury cuvèe del più famoso produttore di Champagne del pianeta. Non solo per ciò che entrambi rappresentano, ma anche per la loro eleganza, l’equilibrio, l’armonia e la classe che dimostrano ogni volta che “scendono in campo”. Lunga vita ai Re.
#6 Juan Martin Del Potro (ARG)                                                                              Opus One – Opus Winery
Primo esponente new  world e per il famoso principio della concordanza andiamo su un vino cult del nuovo mondo. Juan Martino è stato capace di interrompere l’egemonia federeriana agli Us Open 2009, con una prestazione super fatta di poderose mazzate da fondocampo. Il suo gioco è come un Cabernet Sauvignon californiano, potente, robusto, a tratti legnoso, incredibilmente energico. Forse monocorde e un pò senz’anima, ma di grande livello.

#5 Tomas Berdych (CZE)                                                                   Private Reserve Chardonnay – Beringer
 
Algido ceco dai capelli biondi come uno chardonnay invecchiato in legno, Tomas è un perfetto bianco della Napa, di corpo, prestante, dai colpi potentissimi e piatti come un'incudine. Purtroppo al pari della sua equivalente bottiglia, estremamente legnoso e ripetitivo. Esprime il meglio solo in certe situazioni ma difficilmente regala l'acuto che lo rende imbattibile. Incompiuto.

 
#4 David Ferrer (ESP)                                                                        Bricco dell’Uccellone – Giacomo Braida
Infaticabile lavoratore del tennis il buon David potrebbe essere una barbera, ma di qualità, magari invecchiata per benino. Se non si nasce pinot nero meglio non provare a diventarlo, meglio affinarsi per quel che il vitigno può regalare. E questo giocatore nel tempo si è migliorato eccome, rimanendo un po’ spigoloso come una buona barbera richiede, ma acquisendo una gran versatilità e anche un filo di complessità (di gioco). Campagnolo d’annata.
 
#3 Andy Murray (SCO)                                                Grands Echézeaux – Domaine de la Romanée-Conti
Primo britannico a trionfare a Wimbledon dal 1936, lo scozzese sembra aver trovato tutti gli ingredienti per potersi affermare sui propri diretti avversari. Per me può assomigliare a un grande pinot nero, talvolta scorbutico e attendista, se nelle migliori condizioni dispiega un ampissimo campionario di profumi (pardon, colpi) che nessuno al momento possiede. Forse manca un filo in eleganza per essere un Romanée-Conti, ma il tempo può essere dalla sua parte. In affinamento.
#2 Rafael Nadal (ESP)                                                             Brunello di Montalcino – Tenuta Biondi Santi
Rafa Nadal e i suoi tic si meritano di essere un  Brunello di Biondi Santi (e scusa se è poco), leggendario, emblema del proprio ambito in terra nazionale e trascinatore di tanti che hanno provato a seguirne le orme, (quasi tutti) senza farcela, qualcuno anche con qualche aiutino non lecito (più scoperti i brunelli dopati finora). Si somigliano perché abbinano possenza e aggressività a componenti di grande territorialità e aderenza al proprio terroir d’origine. Così come nemesi è stato del rivale Federer, così non vedo altro vino come il Biondi Santi così lontano per caratteristiche e approccio mainstream al sopracitato federeriano Krug.
 

#1 Novak Djokovic (SRB)                                                                                    Chateau Margaux – Margaux
Al numero uno rendiamo omaggio con uno Chateau Margaux. Bordeaux è da sempre sinonimo di ricerca spasmodica della perfezione, di pulizia esecutiva, di sfarzo sebbene non tutti siano d’accordo sul fatto che i suoi vini siano effettivamente i migliori o i più emozionanti. Djokovic  mi ricorda questi dibattiti, è indubbiamente completo, fortissimo, estremamente composto nel suo tennis ma allo stesso tempo sempre controversa è la discussione sul suo reale valore di numero uno e sulla sua simpatia da parte degli addetti ai lavori. Certo Margaux è bottiglia che si ricorda, così sarà per Nole.


 

2 commenti:

  1. Conosco poco e niente i vini ma complimenti, molto divertente e preciso. Splendido l'accostamento di Ferrer al barbera. Ho immaginato Superciuk col fiasco in mano. Spero ne abbia fatto il pieno per gli Us Open. :)
    Ciao, a presto.

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    1. Ciao Picasso, grazie della visita e dei complimenti. Sei già come vedi inserito nel blogroll dato che ti leggo spesso e volentieri.
      Quanto a Ferrer, temo non ci sia nemmeno bisogno di tanto barbera per non averlo nella seconda settimana.
      A presto.

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