Serata in enoteca
con amici, qualche bottiglia di vino a guidarci in pensieri ed elucubrazioni,
qualche piatto a fare da complemento e perchè no da
abbinamento.
Siamo in piena
estate, le serate di Milano sono torride nonostante il 2013 sia stata per ora
un'estate piuttosto piovosa e scorbutica, la giornata odierna è stata però calda
e la serata prosegue sugli stessi binari, urgono quindi dei bicchieri pieni per
spegnere i bollori.
Le esigenze
climatiche ci obbligano a rimanere su vini bianchi, di seguito quindi appunti
sparsi del percorso intrapreso nella serata.
Riesling Falkenstein
2011
Il più tedesco dei
nostri Riesling proviene dalla Val Venosta, più precisamente dalla cantina
Falkenstein in quel di Naturno, località di montagna dominata dalla Rocca del
Falco. Questo Riesling proviene dalle mani di Fran Pratzner, viticoltore capace
che conosce vitigno e territorio al punto tale da saperli fondere al meglio al
fine di garantire quelle sensazioni che solo un Riesling di pregio può dare.
Proprio come per i prodotti della Mosella anche questo potrebbe essere aspettato
anni per poterlo scoprire in tutte le sue declinazioni ed evoluzioni, per questo
motivo l'averne bevuto il 2011 è comunque una forzatura e per citare un bravo
giornalista e scrittore di vino, un "infanticidio".
(cit. Andrea Scanzi)
Nonostante la
giovanissima età nel bicchiere si presenta con un colore giallo paglierino molto
lucente, ma è al primo naso che capiamo subito di trovarci di fronte a un gran
bel vino, che possiede tutte le caratteristiche olfattive che rendono famoso
questo vitigno.
Mineralità
soprattutto, folate idrocarburiche mischiate a una forte nota speziata di pepe
nero si evolvono nel bicchiere fino a far trasparire sfumature più fruttate ed
agrumate, limone, cedro che lasciano poi spazio a pesca gialla e profumi più
tropicali con l'ananas a venire fuori più di tutto il resto.
In bocca una bella
acidità supportata da una corretta sapidità stuzzicano la salivazione e la
ricerca di un abbinamento gastronomico. Noi abbiamo optato per un accostamento
geograficamente distante ma che ha trovato discreta corrispondenza gustativa. Le
friselle tipiche pugliesi con pomodorini e capperi, innaffiate da un buon olio
extravergine d'oliva di una nota azienda vinicola siciliana hanno perfezionato
la degustazione con un finale ancora sapido ben deterso dalla spalla acida del
Falkenstein.
In conclusione un bel vino che tiene il passo dei più famosi cugini alsaziani e
tedeschi.
89
pt.
Dolèe Vie di Romans
2010
Non servono
presentazioni per introdurre Vie di Romans, azienda vinicola friulana di Mariano
del Friuli che ogni anno produce batterie di vini bianchi prevalentemente
monovitigno dalla qualità media commovente.
La nostra scelta è
caduta sul Dolèe, Friulano (serve ancora dire che è il vecchio Tocai?) in
purezza. Il nome del vino deriva dalla coltivazione della colza e dell'olio che
se ne ricavava, quando l'olio d'oliva era ancora solo per i ricchi. Appena
servito nel bicchiere se ne denota subito una grande brillantezza e pulizia, un
giallo paglierino carico con alcune note dorate che ne lasciano trasparire la
grande concentrazione.
Il naso è
intrigante, intenso, complesso, con note fruttate di frutta gialla tendente al
maturo (pesca, ananas) avviluppate a sfumature ammandorlate che si intervallano
con sentori di morbidezza tale che lascerebbero intuire una malolattica che
invece non c'è stata, incredibile la concentrazione e l'estratto di questo
prodotto, capace anche in bocca di soddisfare con note suadenti di frutta e
mandorla (la più tipica nota del vitigno è qui estremamente presente e
aggraziata). Ben presente la spalla acida a fare da contraltare alla buona
rotondità in bocca che accompagna fino a un finale piacevole e di buona
persistenza. E' vino complesso, che richiama l'abbinamento con un piatto in
grado di non essere soggiogato dalla sua potenza.
La bevibilità paga
leggermente questa grande concentrazione, è vino da pasto completo, che può
peraltro accompagnare senza problemi.
91+
pt.
Chiarandà
Donnafugata 2008
Non facile cercare
di alzare l'asticella dopo Vie di Romans, tentativo effettuato con una sortita
in terra sicula. Lo Chardonnay di Donnafugata, abbinato a una degustazione di
formaggi francesi. Chiarandà è uno dei vini di punta della famosa azienda
vinicola siciliana. Proviene dalla Tenuta Contessa Entellina, nella Sicilia
sud-occidentale.
Nel bicchiere è di
un giallo dorato di una certa lucentezza, limpido e invitante. Al naso propone
subito tutte quelle caratteristiche olfattive tipiche dello Chardonnay trattato
con la rovere, stile tanto amato dagli americani. Frutta matura con forti
accenni di banana, vaniglia e burro. Il calore della Sicilia lo si percepisce
dal colore e dalla concentrazione del prodotto che sebbene abbia già 5 anni
dietro le spalle, lascia intravedere un forte potenziale di invecchiamento che
potrebbe smerigliare leggermente quelle forti note burrose ereditate dalla
permanenza in legno francese.
In bocca
bell'ingresso, delicato ma intenso, che si sviluppa su aromi in linea con la
parte olfattiva, un vino di certo morbido dove l'alcolicità è abbastanza
evidente, ancora presente la spalla acidà ma sicuramente permeata dalla
rotondità del vino.
L'abbinamento con i
formaggi, teoricamente adatto, si è rivelato non del tutto equilibrato dato che
almeno tre dei quattro assaggiati avevano una stagionatura e un forte sapore che
lo Chardonnay ha fatto fatica ad arginare.
Chiaramente un vino
ben eseguito, che non riuscirebbe a convincere i detrattori dello Chardonnay
passato in legno ma che entusiasmerebbe invece i sostenitori degli Chardonnay
della Napa.
88
pt.